La Congregazione - PATRONATO PARROCCHIALE CONSELVE D.

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La Congregazione

 

LINEE DI UN ORATORIO CANOSSIANO

Superò brillantemente il corso ginnasiale. Nel Seminario “San Gregorio Barbarigo” di Padova frequentò il corso liceale e quello teologico. Fu ordinato prete a Padova il 17 giugno 1905.
Il 31 ottobre 1925 entrò tra i canossiani di San Giobbe a Venezia, accolto come una benedizione. Emessa la professione religiosa, fu inviato ad aprire la prima casa filiale a Conselve (Pd). Nel 1928 diede vita al “Collegio aspiranti canossiani” per la formazione dei sacerdoti dell'istituto. Nel 1930 fondò la Casa canossiana di Feltre, tuttora aperta. Nel primo capitolo generale dell'Istituto fu eletto all'unanimità Preposito generale. Durante i 6 anni di governo la Congregazione ebbe un eccezionale sviluppo, divenne di diritto pontificio, aprì numerose comunità in Italia. Compiuto il sessennio, si ritirò a Fonzaso nel Collegino degli aspiranti, dove svolse il compito di padre spirituale e diede testimonianza di pietà e di vita religiosa. Morì il 7 luglio 1958.
La celebrazione nel duomo di Conselve, sabato 17 alle ore 16.30, sarà presieduta da monsignor Antonio Mattiazzo, vescovo di Padova. Si tiene nell'anno in cui la congregazione dei Figli della Carità Canossiani celebra il 175esimo anniversario della fondazione dell'Istituto e il 60esimo anniversario del primo capitolo generale



E' con viva soddisfazione che promulgo e presento ufficialmente a tutto l'Istituto questo documento Linee di un Oratorio Canossiano, approvato globalmente, nella sua forma e nei suoi contenuti, dall'ultimo Capitolo Generale e successivamente, nella sua ultima stesura, dal Consiglio Generale dello scorso 12 gennaio 2001.
Rappresenta il punto di arrivo di una lunga ricerca e del lavoro di oltre dodici anni di una commissione composta volta a volta di alcuni confratelli che hanno raccolto, con vari strumenti di consultazione, suggerimenti, esperienze e idee formulati dai singoli e dalle comunità riguardo la realtà così legata alla nostra storia, tanto che questa, sicuramente per i primi cento anni, si confonde con la storia dell'Oratorio canossiano. Ma si sta facendo chiaro che anche il nostro futuro, una volta accolte le difficoltà attuali e fatta una scelta coraggiosa, sarà ancora legato alla proposta e all'esperienza dell'opera dell'Oratorio.
E' ovvio il riferimento ai nostri documenti. Alla Regola di Vita, anzitutto, che nel delineare il nostro progetto apostolico, mette l‘Oratorio al primo posto: “L'oratorio quotidiano è nella tradizione l'opera in cui maggiormente si è identificata l'attività apostolica dell'Istituto. Esso esprime l'efficace ed umile servizio della comunità cristiana a beneficio soprattutto dei giovani; è aperto alle varie attività e adattabile alle esigenze dei luoghi e dei tempi, e ci permette quello stile di amicizia cordiale, di semplicità di tratto, di presenza costante che è caratteristica precipua del nostro spirito” (n. 83). E' un'indiscutibile conferma della validità di quest'opera e il suo rilancio nell'oggi e nel futuro, per la sua adattabilità a tutte le latitudini. Vogliamo scommettere di nuovo su questo ministero di carità?
A questa scommessa ci sprona e ci incoraggia anche la lettera apostolica del papa Giovanni Paolo II, Novo Millennio Ineunte, tutta pervasa dall'esortazione al coraggio: “Duc in altum!”.
Il Santo Padre, al n. 40, proiettando tutta la pastorale in uno slancio di “nuova missionarietà”, quale proposta di Cristo fatta a tutti con fiducia, raccomanda a tutti in particolare “la pastorale giovanile. Proprio per quanto riguarda i giovani (…) il Giubileo ci ha offerto una testimonianza di generosa disponibilità. Dobbiamo saper valorizzare quella risposta consolante, investendo quell'entusiasmo come nuovo talento che il Signore ci ha messo nelle mani perché lo facciamo fruttificare”, e alla speranza: “Andiamo avanti con speranza! Un nuovo millennio si apre davanti alla Chiesa come oceano vasto in cui avventurarsi, contando sull'aiuto di Cristo.” (NMI, n. 58).
Dico un grazie a nome di tutta la Congregazione a coloro che hanno lavorato per la stesura di queste Linee, e un grazie anche a quanti hanno già in cuore di farne strumento di riflessione, di revisione dell'operato e di nuova progettazione dei nostri Oratori. E' un documento autorevole, ma non irreformabile: nuovi contributi potranno migliorarne ulteriormente l'impostazione e i contenuti, attraverso il confronto con le realtà esistenti.
Non è senza significato che questo documento viene pubblicato il giorno in cui facciamo memoria del grande apostolo dell'oratorio, S. Giovanni Bosco. Noi sappiamo che quando Egli iniziava la sua opera, a Venezia l'oratorio di S. Giobbe esisteva e faceva del bene da un pezzo. Il 31 gennaio del 1949 P. Angelo celebrava le esequie di Fra Vincenzo Molin. il quale negli oratori di S. Giobbe e di Conselve aveva speso gran parte della sua vita canossiana. A questi due giganti della carità verso i piccoli affidiamo il successo e la fecondità di questo documento.

Verona, 31 gennaio 2001
Memoria di San Giovanni Bosco



PADRE ANGELO PASA RICORDATO DA BEPI GALLOCCHIO E TONI BERTO

È con soddisfazione che io posso dire: c'ero anch'io in quel lontano ottobre di cinquant'anni fa, assieme ai molti conselvani e autorità che accolsero i primi Canossiani venuti a Conselve con il trenino della Veneta.
La storia di cinquant'anni dei Canossiani è la storia del nostro patronato, luogo questo che per noi, giovani di allora, era punto di riferimento per i nostri incontri, dove il corpo e lo spirito trovavano gioia di vivere nei sani principi cristiani.
Alcuni religiosi sono rimasti impressi nella mia mente in modo particolare. Primo fra tutti il primo Superiore a Conselve, Don Angelo Pasa, impareggiabile educatore che, assieme al fratello fra Benedetto e adaltri, diede il via alle varie attività.
Il patronato era aperto a tutti e tutti i giorni, ma per noi giovani era l'incontro serale con l'associazione cattolica. Si alternavano l'istruzione catechistica, i ritiri spirituali, i giochi, la partita a carte, la scuola ecc... Attività queste in cui non mancava mai la presenza e l'animazione dei padri.
Lo devo ai Canossiani se ho potuto frequentare una scuola serale a completamento dell'educazione elementare; così pure molti altri giovani, semianalfabeti (abbastanza frequenti in quel tempo) ricevettero dalla scuola serale una istruzione e una sana educazione. Mi è gradito, a ricordo di quella scuola, recitare una poesia che ho trattenuto nella memoria:
"Quando nella verde etade alcun trascura
di lodato saper ornar la mente,
quando per lui è giunta l'età matura
d'aver perduto un si gran ben si pente
cercalo allor, ma trovasi a man vuote.
Potea e non volle, or che vorria non pote."

Ho testo fatto il nome di Don Angelo Pasa, potrei nominare molti altri che si distinsero per la loro pietà e attività, ma lascio il compito a chi meglio di me lo farà. Dirò solo che Don Angelo fu anche il primo religioso sacerdote canossiano. e a lui credo che dobbiamo riconoscenza, se l'istituto si è sviluppa
to con le attuali dimensioni. Fu la sua' sensibilità e lungimiranza a dar vita al Collegino dei Canossiani. Nacquero le prime vocazioni giovanili, fra queste quella del compianto padre Pio Corso, e di padre Mansueto ecc..., da qui il seme fecondo dell'attuale sviluppo.

Non posso non ricordare la Mariana (non fraintendetemi). Era questa l'associazione dei più volonterosi che si prestavano a dare una mano ai padri in tutte le attività del patronato: giochi, dottrina, gite, ritiri ecc.
Ed io ero uno di quelli; posso dire che ho passato momenti di vera gioia che auguro ai nostri figli e nipoti.
Pertanto non posso che esprimere ai Canossiani tanta prosperità e fecondo lavoro, sperando che i conselvani capiscano la loro opera educativa per una gioventù sempre più bisognosa.
Bepi Gallocchio Toni Berto


fra Mario Molin


Fra Mario Molin ha vissuto molti anni della sua vita di religioso tra i giovani di Conselve. Egli ha sempre dato il meglio di se stesso in tutte le attività che gli sono state affidate: dottrina cristiana, recite teatrali, gruppi Aspiranti e Luígini, giochi con i ragazzi. Ha fatto l'elettricista, il muratore, l'imbianchino, il fabbro, il falegname, etc.
A tutti i ragazzi che avvicinava aveva sempre una parola da dire o un richiamo da fare e, senza che questi se ne accorgessero, venivano conquistati dal suo fascino di grande forgiatore di anime.
Molti conselvani, «non più giovani», hanno ancora un vivo ricordo di Fra Mario; uomo dal cuore generoso e sensibile ha sempre amato i più umili e i più poveri.
Oggi Fra Mario svolge la sua opera, con immutato entusiasmo, a Rovereto di Trento. Formuliamo a Lui i nostri affettuosi auguri affinchè egli possa ancora per tanti anni svolgere la sua opera di apostolato in favore della gioventù.
Mario Sturaro

segue, patronato ti scrivo


Grazie, Signore, che mi hai gratificato in una maniera cosi travolgente.E questa esperienza ha segnato la mia vita Tuo P.Marcello

Caro Patronato di Conselve,
dopo 33 anni ti rivedo col pensiero e ti ripenso appassionatamente.

Sono arrivato da te nel 1964 ed ero giovane prete, ma con nel cuore un bollente carisma canossiano.
Ho capito subito che il Patronato di Conselve era un terreno particolarmente fertile, capace di rispondere alle sollecitazioni del carisma canossiano in maniera molto generosa. La catechesi è il punto chiave per ogni pastorale giovanile. E allora subito su questo terreno ha messo in azione tutti i mezzi che la pastorale di
allora offriva.
Ed ecco la precisa organizzazione catechistica con catechismi, pagina attiva, tesserine, bollini, presenze, concorsi, premiazioni, giornalini. Difficile che sfuggisse qualcuno all'appello!
Ricordo i bravissimi segretari e catechisti, come Beniamino Tessari, Mariano Sottovia, Erminio Gambato, Paolo Borella, Graziano e Pierluigi Pampaloni, ecc..
I "concorsi catechistici" sollecitavano una risposta appassionata da tutti i ragazzi. E al termine dell'anno la "macchina della verità" dava con imparzialità il voto finale ad ogni ragazzo, secondo il suo impegno.
La "macchina della verità" era un groviglio di fili, circuiti, lampadine lampeggianti, che ad un tratto faceva scattare una fotocellula per fotografare il ragazzo che aveva davanti. Bastava mettersi in testa il casco elettronico collegato con la macchina e subito i circuiti vari entravano in azione e si fermavano solo quando erano compiuti i calcoli necessari e naturalmente dopo aver scattato la foto del ragazzo preso in considerazione. E subito sullo schermo allora appariva il voto globale: Eccellente, Ottimo, Bravo, Mediocre, Scarso... Contemporaneamente usciva la pagella con segnate le presenza, assenze, voto di pagina attiva, condotta e naturalmente la foto del ragazzo stesso, il tutto in formato carta d'identità.
Nazareno Berto è toccata in premio una bicicletta, nuova fiammante, e, guarda caso, Nazareno è diventato campione italiano su pista (non certo per la bici vinta in Patronato).
E intanto i figlioli, attraverso la catechesi, crescevano nell'amore e nel timore di Dio. Il tutto è stato possibile per la preziosa collaborazione del gruppo dei catechisti sopra ricordati.

E anche il mese di Maggio è sempre stato un momento molto forte nell'educazione dei ragazzi di Conselve, nella chiesetta messa a nuovo.
Ma “Mens sana in corpore sano”. I ragazzi amano il gioco e il gioco organizzato. E allora ecco la trasformazione radicale del cortile del Patronato: furono abbattuti numerosi grossi pioppi per poter impostare in maniera totalmente diversa e funzionale i campi da gioco: campo da calcio, pallacanestro, pallavolo, tennis, altalene, passovolante, pista per il pattinaggio.

Non posso non ricordare le prestazioni dei fratelli Agostino, Gino, Aldo Picello, come pure il lavoro generoso dei fratelli Tescaro. Inoltre tutti questi campi sportivi furono illuminati a giorno grazie alla competenza e generosità del giovane Dante Petranzan.
Su questi impianti sportivi quanti appassionati tornei! Ma quando si arrivava alla finale ci voleva un arbitro competente e dal polso di ferro. Ecco allora l'autorevole figura del giudice Giancarlo Tiribilli. Quando c'era lui, e non diceva mai di no, si poteva stare tranquilli.
Ma anche la Sig.ra Tiribilli e la mamma quanto hanno lavorato e collaborato soprattutto per i vestiti del carnevale, momento gioioso vissuto intensamente nel Patronato.
E non dimentichiamo le generosissime Sig.ne Bertoli.

Una pagina a parte meriterebbero quelli della "mariana". Ricordo alcuni nomi che mi balzano in mente, ma moltissimi altri potrebbero essere ricordati: il carissimo Mario Sturaro, con Marco Benedetti, Anselmo Bertin, Ferdinando Tinello, Silvio Bacchin, Luigi Gallocchio, il maestro Petranzan, il prof. Tarrcisio Peraro e Mario Balielo.


Con Giorgio Gradella (a parte il suo essere Sindaco di Conselve, che gli fa onore) ho un conto sospeso per via di un campeggio Scout in Val Canali, concluso con una stupenda salita alla forcella Lede e ghiacciaio Fradusta. Ecc...
Caro Patronato di Conselve, devo fermarmi perché la folla dei ricordi mi sta travolgendo.
Chiudo, ma resti sempre nel mio cuore, perché quando si crede e ci si lascia invadere dal carisma canossiano e ci si incontra su un terreno pastorale come quello di Conselve, allora le esperienze che si vivono sono stupende e indimenticabili.

Grazie, Signore, che mi hai gratificato in una maniera così travolgente. E questa esperienza ha segnato la mia vita.
tuo P Marcello

segue, uno della vecchia guardia




UN PO' DI STORIA
COME QUANDO PERCHE'
La Betola e la Pesca di beneficenza sono nate nel 1976 quasi per scommessa. In occasione della fiera, in "Prà" c'era questa stessa tradizione organizzata dal PCI, DC...

Si cominciò con Contiero Gianni, Bianco Giorgio e i giovani dell'AC di quel tempo. Era in quell'anno superiore della comunità canossiana padre Umberto Monti. La Betola allora consisteva solamente nel vendere salsicce e "costesine"
La Gente accolse con entusiasmo la "novità" e così pure i padri di allora. Vedevano in questa iniziativa un aiuto necessario al Patronato che aveva tantissime spese e spesso, dal punto di vista economico, non navigava in buone acque.

La Betola e la Pesca diventarono uno strumento molto concreto per aiutare il Patronato, per sentirci a casa nostra, e per aiutare i nostri ragazzi che venivano qui. I valori che sostengono questa realtà? Ma sono proprio questi: aiutare un po' casa nostra sentendoci tutti impegnati come famiglia e famiglia d'amici, imparando che si può stare assieme scherzando, ridendo e lavorando (come mussi). Un obiettivo comune che speriamo darà i suoi frutti nei ragazzi per i quali oggi lavoriamo sapendo che il ricavato va poi a loro beneficio.


Uno della vecchia guardia


 
 
 
 
 
 
 
 
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